14 agosto 2014

Cibo, deperibilità e morte tra occidente ed oriente

L'ultima mostra stagionale presentata da Fluxia a Milano si è conclusa a fine luglio. L'esposizione era incentrata sul dialogo tra Luca Francesconi e Taocheng Wang.
Francesconi è un'artista mantovano rappresentato da molti anni da Fluxia, mentre Wang è un'artista cinese che vive e lavora ad Amsterdam.
Fluxia ha deciso di presentare nei propri spazi un progetto differente dal solito, con il quale si propone di dare il via ad una serie di dialoghi di questo genere. L'intenzione è quella di lasciare spazio agli artisti che essa rappresenta, i quali avranno modo di lavorare assieme ad un collega da loro stimato.
Luca Francesconi è stato colui che ha dato inizio a questo particolare progetto. L'artista, interessato al lavoro di Taocheng Wang, si è messo in contatto con la stessa dando il via ad un dialogo inizialmente virtuale, sviluppando infine, negli spazi di Fluxia, un conversazione divenuta esposizione.

Visione dell'istallazione
Courtesy Fluxia e Andrea Rossetti


La poetica di Francesconi da tempo vuole mettere in luce un legame antropologico tra l'uomo e la natura, il quale si sviluppa e prende forma nell'agricoltura. L'artista ritiene che ancora oggi la pratica agricola sia fondamentale per l'uomo, utilizzata oggigiorno non solo per un bisogno di sopravvivenza, ma concentrata soprattutto sull'importanza energetica e salutare che la stessa può donare all'essere umano.
Anche Taocheng Wang pone l'attenzione sugli alimenti, intesi come elementi con cui l'uomo ha da sempre un forte legame, appunto perchè indispensabile per la nostra vita.
Sebbene i due artisti abbiano origini culturali differenti, le opere presenti in galleria confermano la loro vicinanza formale. I loro lavori entrano spontaneamente in conversazione, creando un legame tra cultura occidentale ed orientale basato su cibo, deperibilità e  morte.
Entrando negli spazi della galleria a dare il benvenuto è un tappeto di alghe ormai secche dell'artista cinese. Lo stesso si lega ad un video precedentemente realizzato da Taocheng Wang, nel quale alcune alghe vengono tenute costantemente bagnate, affinché esse rimangano "vive". Nell'installazione si viene quindi a creare una contrapposizione tra la vita e la morte, la quale è necessariamente basata su un fattore temporale. Le alghe del video sono vive perché in acqua, come lo sono originariamente, ma allo stesso tempo le alghe secche sul pavimento ci ricordano che l'intervento umano le ha estrapolate dalla loro natura, lasciandole deperire.
In modo simile gli uomini in acciaio di Luca Francesconi hanno teste di frutta e verdura che col tempo andranno a deperire, esse però verranno sostituite prima che il loro disfacimento sia visibile. In questo caso l'intervento umano è necessario per mantenere in vita le opere. Un muro di plastica fa da scenografia agli attori metallici, schermando il muro reale della galleria. L'artista si è divertito a spruzzare della polenta sulla finta parete, utilizzando la tecnica del dripping. L'alimento si andrà col tempo a seccare, finendo col cadere sul pavimento. In questo modo si viene a creare una connessione con le alghe secche, trovandosi anch'esse distese a terra. 
L'allestimento stesso può essere inteso come un'ulteriore ciclo della vita, all'interno del quale vari ecosistemi nascono e muoiono. Le alghe morte sul pavimento riprendono vita nel video, dalla terra all'acqua esse ritornano al loro stato naturale potendo rinascere. Come le alghe anche le teste di frutta e verdura sono vive e fresche, e grazie all'intervento dell'uomo esse continueranno a rimanere in vita. Lo scenario retrostante però ci ricorda che tutto infine deve morire: la polenta appena spruzzata e calda col tempo si è seccata ed è caduta sul pavimento, tornando alla terra. E così il ciclo si è concluso, pronto nuovamente a ricominciare.


Luca Francesconi / Taocheng Wang

Fluxia, Milano
12 Giugno - 23 Luglio, 2014

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